
Sull'etica di Spinoza
Introduzione, traduzione e commento di Alberto TettamantiTutti i prezzi dei prodotti venduti da Amazon vengono aggiornati più volte al giorno.
Approfondimento
«Spinoza avrebbe ragione se non ci fossero le monadi». Con questa affermazione Leibniz, da un lato, riconosce la straordinaria potenza teorica e il fascino del pensiero di Spinoza, dall’altro, considera la dottrina spinoziana della sostanza unica (panteismo) e della necessità ineluttabile di tutte le cose (necessitarismo) come una dottrina «pericolosa», perché mette in discussione i fondamenti stessi della metafisica e della teologia tradizionale. Ad essa Leibniz contrappone la sua dottrina delle monadi, perché, così egli dice, «solo per mezzo di queste monadi lo spinozismo è distrutto».
Lo scritto Ad Ethicam Benedicti de Spinoza (1678), che qui presentiamo in una nuova traduzione e con un ampio commento, è di particolare importanza, non solo perché ci permette di mettere a fuoco il primo confronto diretto di Leibniz con Spinoza, ma anche perché è in questo scritto che troviamo gli elementi fondamentali di un sistema di pensiero che, pur già presente nelle sue linee generali negli scritti di Leibniz anteriori alla sua lettura dell’Etica, prenderà forma negli anni successivi proprio in contrapposizione a quello spinoziano.
Il secondo scritto della presente edizione, le Animadversiones ad Wachteri librum (1709), sebbene non contenga alcun elemento nuovo rispetto alla critica della filosofia spinoziana condotta nello scritto precedente, riassume e sviluppa i punti principali di questa critica.
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